MY OWN WILLIAM
Venerdì 19 febbraio
dalle ore 20.30 APERITIVO con le specialità enogastronomiche del Panificio De Rossi
ore 21.15 INIZIO spettacolo
scritto e diretto da DIEGO DE CARLI
con ESTHER GRIGOLI e PAOLO OTTOBONI
costumi di Antonia Munaretti
una produzione TEATRO DEGLI OSTINATI
LO SPETTACOLO
Portare la realtà laddove c’è solo finzione può risultare pericoloso e più le parole sono vere, più l’emozione che ne consegue confonde le due cose. Lo fanno due attori apparentemente agli antipodi: Lui, comico da strapazzo che non si arrende all’evidente mediocrità del suo essere, Lei, attrice incompresa ancora alla ricerca di se stessa.
I due si confessano in un luogo poco intimo: un palcoscenico, incuranti del pubblico che li osserva e lo fanno attraverso le immense pagine del più grande drammaturgo di tutti i tempi: ma questo non è uno spettacolo su Shakespeare ma “con” Shakespeare. Con disinvoltura e spontaneità, quasi fosse ancora viva in loro la voglia di raccontare una storia già nota da tempo, i due protagonisti portano in scena i problemi di tutti i giorni e lo fanno non calandosi nei personaggi rappresentati ma ricucendo i caratteri, le emozioni e le parole su se stessi partendo da due punti di vista diametralmente opposti, due mondi: uomo e donna, comico e drammatico che si respingono, si cercano, si perdono e si ritrovano.
Un confronto sfrontato, dolce e crudele attraverso la follia di Lady Macbeth, l’amore criminale di Otello e Desdemona, il vezzo di Petruccio e Caterina o di Benedetto e Beatrice, testimoni di una nuova storia d’amore forte e passionale ma violenta e tragica allo stesso tempo.
“My Own William” disturba lo spettatore, lo destabilizza dal suo essere passivo tanto da non poter rimanere impassibile, travolto dagli eventi e dalle parole più vive che mai anche a distanza di cinque secoli.
NOTE DI REGIA:
Dedicarsi ancora a Shakespeare lo trovavo stucchevole. Probabilmente ancora adesso penso sia troppo sfruttato e per certi versi comodo da rappresentare se si vuole andare sul sicuro. E’ stato fatto di tutto, rappresentato in tutti i modi e in tutte le versioni, insomma: perché ancora Shakespeare?
La mia più che una sfida è un pretesto. Infatti questo è uno spettacolo “attraverso” Shakespeare dove due mondi, il mondo del cabaret e quello del teatro si incontrano, si amano e si odiano, si cercano, si respingono ma attingono l’uno dall’altro perché c’è sempre qualcosa da dire o da imparare anche da chi non ha niente da insegnare. Ecco il pretesto.
E’ la voglia di raccontare storie anche banali, le passioni e le delusioni di questo mestiere ma anche i dolori e i desideri di un uomo e una donna che non si incontrano mai se non attraverso i versi dell’autore, quando si fanno impossessare dai personaggi, come demoni arcaici che dominano gli interpreti e rispolverano l’antica rituale magia che emana il teatro.
Volevo inoltre ricondurre la figura dell’attore alla dimensione di persona e farlo così avvicinare il più possibile al pubblico, creando una dicotomia tra personaggio e uomo: l’attore entra ed esce dal carattere che rappresenta per riacquistare la propria dimensione e rendere vera la relazione con la platea e con il compagno di palco e più complicata è, più risulta credibile.
E’ una prova d’attore ma anche una prova di carattere che mette alla prova lo spettatore costretto ad immedesimarsi nei protagonisti e subire le mille situazioni in continua evoluzione che lo spettacolo propone.
Diego Carli